Prima l’indignazione, poi la preoccupazione di tutti coloro che non potranno più ricorrere all’infermiere di fiducia, quasi sempre dipendente ospedaliero, per farsi fare a domicilio il solito prelievo di sangue. Per fare chiarezza sulla nota diramata in merito, abbiamo posto al Direttore Generale dell’Asl. Bari, Vito Montanaro, alcune domande.
A quale normativa vigente fa riferimento la sua nota dell’11 marzo scorso, inviata agli ospedali operativi nella sua area, compresi i dipartimenti delle varie branche e i distretti socio-sanitari? Quali sono i risvolti di carattere clinico-legali in cui incorrono i trasgressori, in questo caso gli infermieri assunti a tempo indeterminato dall’azienda?
“La Circolare prot. n. 59032/1 dell’11 marzo 2017 è stata formulata anzitutto per disciplinare l’accesso di tutti quei cittadini che non possono recarsi personalmente presso le strutture aziendali della ASL di Bari (Laboratorio di Analisi e Servizio Immuno-trasfusionale) perché ‘allettati’ ovvero perché ‘impossibilitati’ per cause personali. Infatti il Medico di Medicina Generale o il Pediatra di Libera scelta indicano sulla richiesta medica ‘persona allettata’ quindi, il Servizio Sanitario Regionale consente l’accettazione di prelievi di campioni biologici effettuati a domicilio alle persone impossibilitate a muoversi. Ciò detto, la nostra preoccupazione come ASL Bari è far sì che le prestazioni a domicilio vengano svolte in sicurezza per i pazienti sia sotto l’aspetto di chi compie la prestazione sanitaria sia sotto l’aspetto della giusta movimentazione del campione biologico, ed infine è importante codificare la procedura di smaltimento di rifiuti speciali connessi al prelievo (es. aghi)".
"Voglio essere ancora più chiaro – aggiunge il Direttore Generale Dottor Vito Montanaro – la ASL Bari, con la procedura di che trattasi, vuole assicurare che chi svolge la prestazione sanitaria (il prelievo) è soggetto legittimato ed abilitato a farlo (l’infermiere munito di idoneo titolo di studio – diploma universitario abilitante – e di iscrizione all’Albo professionale così come previsto da una recente sentenza del Consiglio di Stato la n. 8823 del 28.06.2016) e che debbano essere garantite procedure tecnico-operativo (quali ad esempio l’uso di strumenti di trasporto idonei per i campioni prelevati oppure precisi termini di consegna sempre dei medesimi campioni prelevati) relative al trasporto del campione prelevato. La volontà della Direzione Generale è di elaborare un elenco pubblico/albo di contraenti con l’obiettivo di soddisfare le esigenze dei pazienti allettati o impossibilitati ossia capaci di poter svolgere in sicurezza il prelievo e il trasporto del campione prelevato al domicilio del cittadino. Sicuramente un elenco aperto a tutti i possibili contraenti del settore (associazioni, cooperative ovvero tutte le persone giuridiche e/o fisiche in possesso dei requisiti necessari previsti dalla legge) così come richiesto dalla normativa vigente e dalla stessa giurisprudenza. In merito al divieto per dipendenti ASL che volessero operare i prelievi, gli aspetti da chiarire sono due: i dipendenti ASL non possono mai chiedere remunerazioni di nessun tipo per l’attività di prelievo; devono trasportare il campione secondo le modalità volute dalla normativa di settore, e smaltire i rifiuti speciali connessi al prelievo. Inoltre non possono utilizzare beni aziendali per fini non istituzionali. Chi non rispetta le fattispecie appena descritte commette una serie di reati penali sanzionati sia dal Codice Penale che dal Codice di Comportamento Aziendale voluto dalla Legge Anticorruzione”.
Se si tratta di violazioni fiscali, perché si interviene solo oggi su una pratica risaputa e praticata da tempo? Qual è per l’utenza l’alternativa ai laboratori ospedalieri per i prelievi? Non crede che ad essere penalizzata sia ancora una volta la fascia debole rappresentata dagli anziani, impossibilitati, allettati, soli, ad essere la più penalizzata?
“Ogni dipendente della ASL conosce perfettamente il comportamento da tenere nel pieno rispetto della legge. Chi viola la legge e le procedure sa di infrangere le regole. Ricordo inoltro che è dovere di ogni dipendente segnalare ai propri superiori il mancato rispetto delle regole. Voglio sottolineare che la ASL Bari nell’ambito del progetto nazionale <Curiamo la corruzione> si è dotato di un sistema informatizzato, e che consente l’anonimato del segnalante c.d. whistleblowing accessibile tramite la pagina web della stessa ASL Bari. Posso assicurare che ad oggi, rispetto alle segnalazioni pervenute, l’Azienda ha posto in essere attività di verifiche e di controllo anche di carattere preventivo. Come ho detto prima, la procedura posta in essere intende perseguire la finalità di garantire a tutti procedure nel rispetto delle norme e nel rispetto della qualità e della sicurezza, fattori indispensabili nel campo della salute e della sanità. Proprio le fasce deboli, anziani e/o allettati, sono coloro a cui si rivolge la nostra azione di tutela della sicurezza. Con l’organizzazione che l’Azienda sta promuovendo vogliamo dare la possibilità e la certezza a tutte le fasce deboli di avere un punto di riferimento per l’esecuzione a domicilio dei prelievi e conseguente recapito presso le strutture competenti nel pieno rispetto della legalità e della sicurezza tutto a vantaggio della qualità della prestazione”.