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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Pietro Sisto, residente nel Centro storico di Putignano, a proposito della vicenda di Coopera che ha innescato un acceso dibattito a livello politico e sociale.

Gentile direttore,

come residente in Corso Garibaldi le scrivo a proposito della vicenda Coopera che in questi ultimi giorni è diventata di dominio pubblico in seguito ad una ordinanza dell’Amministrazione comunale che ha annullato un concerto in programma il 23 dicembre e  - mi dicono - soprattutto grazie a una valanga di  velenosi commenti sui social da parte di chi potendo riposare, dormire e vivere serenamente nelle proprie case non ha perso l’occasione per gettare fango e altro sulla mia famiglia e su alcuni residenti della zona che ormai da tempo chiedono inutilmente alle autorità di risolvere il problema. Quando si scrive sui social senza sentire il dovere di conoscere almeno una piccola parte della realtà si finisce immediatamente per contagiare un numero sempre maggiore di persone del tutto inconsapevoli di quello che dicono e che “pensano”. E tutto questo diventa a dir poco preoccupante quando a scrivere e a “pensare” sono alcuni consiglieri comunali come Marco Certini, Alessandro D’aprile e soprattutto  Rossana Delfine, Angela Fontana e Dino Angelini (questi ultimi tre, peraltro, di opposizione, ma questo ovviamente conta poco, anzi nulla!) che, se non avvertono il dovere di chiedere spiegazioni al Sindaco di quanto è accaduto e sta accadendo, dovrebbero almeno sentire il bisogno civile e politico di ascoltare le ragioni di tutti e non di una sola “parte”.

Tralasciando in questa occasione gli aspetti legali, sento innanzitutto il bisogno di ribadire che la mia famiglia, così come la maggior parte dei vicini, non è affatto contraria ad un locale che sia luogo di aggregazione e socializzazione dei giovani, tanto è vero che fino allo scorso anno la convivenza è stata pacifica e amichevole. Tutto è cambiato quando Coopera ha incominciato ad organizzare concerti e serate musicali con grande afflusso di gente che, non potendosi trattenere all’interno del locale, si riversa nelle strade adiacenti fino a tarda notte, incurante dei più elementari diritti dei residenti e di altri operatori commerciali. Prima gli inviti verbali e poi quelli scritti, due incontri con il padre di uno dei responsabili della struttura e infine una serie di avvertimenti e diffide non sono serviti a trovare una soluzione condivisa, così come non c’è stato alcun riscontro ai numerosi, ripetuti “quesiti” inviati al Sindaco e all’Amministrazione comunale che forse avrebbero dovuto svolgere un importante, indispensabile ruolo di mediazione fra le parti.

Pur sapendo che Coopera non è in possesso, per quanto a nostra conoscenza, delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento di concerti e che i locali non sono insonorizzati, e sempre nell’intento di non inasprire i rapporti, la mia famiglia e i residenti interessati hanno fatto un’ultima, ragionevole proposta  per gli orari di chiusura che incomprensibilmente non è stata accettata dai responsabili di Coopera: a questo proposito non siamo stati capaci di far capire che se riuscissero a intrattenere i loro clienti all’interno del locale potrebbero per noi non chiudere affatto  e fermarsi  amabilmente tutti insieme anche  fino all’alba. Niente di tutto questo: si continua a somministrare anche all’esterno e fino a tarda notte gli alcolici in bicchieri di vetro. Tra le “controproposte”, invece, l’irricevibile disponibilità da parte loro ad effettuare interventi e modifiche alla nostra casa. Incredibile: perché non insonorizzare piuttosto i locali di Coopera? Perché solo alla nostra casa e non a quelle degli altri?

Non so come questa amara, incresciosa vicenda si concluderà, ma posso solo dire che di fronte al preoccupante mix alcol/social, alla mancanza di solidarietà da parte di quei vicini che,  pur sopportando gli stessi disagi e   lamentandosi per l’arroganza di qualcuno, non si espongono per “amicizia”  o per “paura”, di fronte al lungo, incomprensibile  silenzio dell’Amministrazione comunale qualche famiglia sta pensando di trasferirsi altrove perché non ce la fa più ad assistere a questo “scempio”. Inutile dire che per alcuni sarebbe questa un’ottima soluzione perché assicurerebbe il vero, autentico sviluppo del centro storico: finalmente senza residenti che rompono le scatole e che nottetempo impediscono ad alcuni giovani di fare quello che vogliono con o senza alcol, incuranti delle leggi, dei regolamenti e della civile convivenza. Mi dispiace, ma per me e forse per pochi altri non è affatto così.

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