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Non più spose felici. Si è spezzato definitivamente il cordone ombelicale che legava l’ultimo esiguo gruppo di lavoratrici alla gloriosa, ex azienda Giovanna Sbiroli che da fine luglio ha cambiato la sua ragione sociale in Creazioni Putignanesi srl.

 

Con loro svanisce il bianco sogno di molte donne che a quest’azienda potevano commissionare il tanto desiderato abito da sposa. Non potranno più farlo. Il risultato della convocazione fissata alle diciassette di lunedì scorso ha gelato le ultime speranze che ognuna delle lavoratrici nutriva nel suo cuore.

“Poiché si è persa una serie di ordinativi, non c’è più l’auspicata continuità lavorativa che avrebbe permesso di realizzare ancora abiti da sposa.”  Niente più possibilità di reintegro per il piccolo gruppo di risorse umane che dopo le ferie, si era resa protagonista di un paio di sit-in davanti ai cancelli dell’azienda per tentare, senza esito alcuno, di avere gli arretrati di stipendio fermi ad aprile scorso.

Non essendoci più la possibilità di continuare a lavorare e pagare le dipendenti per il lavoro svolto, non appena la sezione fallimentare del Tribunale Ordinario di Bari (presso il quale è stato già depositato, in data 23/07/’14, richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo) nominerà un suo amministratore giudiziario, lo stesso si attiverà per giungere a un concordato di liquidazione. Questo significa procedere al licenziamento collettivo con richiesta d’inserimento di tutte le mensilità arretrate che i dipendenti vantano nei confronti della “Confezioni Putignanesi srl”, e che diventano, in tal modo, crediti privilegiati.

Alla convocazione erano presenti gli avvocati nominati dall’azienda, Luigi Fino e Antonio Pinto, con Stefano Laterza dirigente della Uiltec-Puglia-Bari e i suoi colleghi sindacalisti della  Femca-Cisl e Filtem-Cgil  che hanno sostenuto le lavoratrici in questo lungo braccio di ferro, originatosi già dallo scorso marzo.

Amareggiate, arrabbiate, deluse le giovani donne e qualche uomo, che hanno subito il licenziamento. “Abbiamo lavorato per un anno con uno stipendio dimezzato per tentare di aiutare, come ci è stato chiesto, la nostra azienda, ma i pagamenti si sono diradati per cessare del tutto, nonostante le promesse, a giugno scorso e si pretendeva di farci lavorare ancora ma senza stipendio!” E’ l’amaro sfogo di una di una lavoratrice al quale si aggiunge quello di una sua collega che ricorda: “i titolari ci dicevano, se si consegna vi paghiamo, ma come si faceva a continuare, senza essere pagate, a far fronte alle bollette, ai mutui, alle spese di prima necessità dei nostri figli?”.

Disperazione e rassegnazione. “Nessuno ha voluto il male per quest’azienda storica, dichiara il sindacalista Laterza, non abbiamo mai voluto affossarla perché anche per noi non è bello vedere andare a rotoli un pezzo di storia del manifatturiero putignanese. Non si poteva però continuare a non pagare chi aveva lavorato per la sua salvezza, facendo appello a un vissuto di economia industriale che appartiene purtroppo a un passato che non ritorna.”.

 

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